Grano duro, meno semine in Puglia
CIA: Crollo dei prezzi penalizza i cerealicoltori pugliesi
La Puglia e il Mezzogiorno d’Italia stanno registrando un decremento del 3,2% nel numero di aziende agricole che decidono di seminare grano duro, secondo l’indagine ISTAT sulle intenzioni di semina. La superficie agricola coltivata al grano duro sta diminuendo, così come il prezzo del grano stesso, che in un anno è sceso di un terzo. Al contrario, i prezzi dei prodotti trasformati come la semola, il pane e la pasta sono in aumento, come dimostrano le rilevazioni del MISE.
Gennaro Sicolo, presidente della CIA Puglia, spiega che il primo anello della filiera è penalizzato mentre i segmenti successivi beneficiano dell’aumento dell’export. Le esportazioni di pasta italiana sono aumentate del 5,1% nel 2022, del 31% in termini di valore, per un totale di 3,7 miliardi.
La Facoltà di Agraria dell’Università di Bari ha calcolato che i costi di produzione per un ettaro di grano duro sono di 1.370 euro. Tuttavia, i prezzi corrisposti agli agricoltori sono bassi, solo 0,39 centesimi per chilo di grano duro. Al contempo, un chilo di pasta realizzato con semola di grano duro può costare fino a 4,7 euro, mentre un chilo di pane può costare fino a 9,8 euro.
I rappresentanti della CIA sottolineano che è necessario valorizzare l’intera filiera del grano duro 100% italiano, garantendo un equo riconoscimento a produttori e trasformatori e assicurando la qualità e la salubrità dei prodotti ai consumatori. La Puglia è la prima produttrice italiana di grano duro, con una media di 9,5 milioni di quintali all’anno, il 30% della produzione nazionale. Tuttavia, se la produzione continua a diminuire, c’è il rischio di dipendere sempre più dall’estero per i prodotti trasformati come il pane e la pasta.