Crollo di vico Piave: una ferita aperta nel cuore della comunità materana

CROLLA PALAZZINA IN CENTRO MATERA, SI CERCANO DISPERSIMATERA – «Non è stata opera del fato ma dell’uomo». Così il procuratore della Repubblica di Savona ha descritto la sua prima impressione sul deragliamento dell’Intercity colpito da una frana tra Andora e Cervo, che solo per un caso fortunato non ha causato vittime.

Il pensiero per molti materani è volato subito al crollo di vico Piave dove per il momento restano ignoti i responsabili, mentre gli investigatori, coordinati dal Pm Cazzetta, continuano ad ascoltare tecnici, inquilini e amministratori per districare una situazione non affatto semplice, tentando di comprendere colpe passate e attuali.

Una riflessione, definita dallo stesso sindaco Adduce interessante, è quella pubblicata sulle pagine de “Il Quotidiano” dal professor Giovanni Caserta che nel rione interessato dal collasso della palazzina, ha abitato in passato. “Via S. Biagio ( strada attigua a vico Piave) – scrive Caserta – fu definita Via dei Foggiali, per la grande quantità di fogge, cioè di cavità sotterranee, tuttora visibili sotto le palazzine costruite al di sopra”.

E non a caso erano palazzine basse. Costruzioni destinate a rimanere abitazioni a pianoterra, sono diventate inopportunamente palazzine anche a tre-quattro piani”. “E’ inutile dire – continua lo storico – che opere di ristrutturazione ed adattamento a nuove funzioni richiedono molta cautela e specializzazioni di alto livello. Ma che sanno i nostri ingegneri e architetti di costruzioni tutte in tufo? Dove sono le grandi competenze e gli adeguati strumenti tecnici?” “Ma, soprattutto – rincara il professor Caserta – quante connivenze tra pubblico e privato si creano, considerato che si vive in una città del Sud, in cui si è tutti amici, parenti e compari?”

Quali allora le conseguenze tra interventi del passato e quelli che erano in corso al piano terra – così come specifica la relazione dei Vigili del Fuoco del dicembre scorso – per la realizzazione di una pizzeria?

Intanto una settimana fa la città si è svegliata sgomenta, incredula e priva di ogni speranza, dopo aver pregato per ore che la tragedia, almeno, non causasse delle vittime. Così non è stato. Difficile tornare alla quotidianità per chi ha perso una moglie o un’amica come Antonella Favale, mentre restano ricoverati al “Madonna delle Grazie” l’ingegnere Nicola Oreste, in prognosi riservata, e Sara Elia in via di miglioramento. Il dramma continua anche per tutte le famiglie sopravvissute e sfollate che non smetteranno di lottare per riavere quello che a loro è stato tolto.