Tanta la voglia di rivalsa di Santarsiero, primo cittadino in carica dal 2004 al 2014 e passato all’attacco a poche settimane dalla riabilitazione politica da parte della Corte dei Conti lucana, dove insieme ad altre ventuno persone è stato assolto dall’accusa di danno erariale per 18,6 milioni di euro derivante dall’insana gestione del trasporto pubblico nel capoluogo. Settore, più volte ritenuto responsabile secondo il sindaco di centrodestra De Luca del dissesto procurato alle casse comunali. La mossa coinvolge inevitabilmente anche l’assessore alla Programmazione e Politiche Comunitarie in quota centrosinistra con il gruppo Socialist & Democrats, Donatella Cutro, ma non ha sortito l’effetto sperato.
“E’ mobbing politico, volevano soltanto la mia testa sull’altare di Santarsiero” – è stato il commento in una nota da parte della Celi, ormai ex componente dell’assemblea e della direzione regionale del Pd. Tra le righe, rigettata con forza l’intenzione imposta delle dimissioni, nei confronti – ha precisato – “di un assessore che ha la sola colpa di aver servito la città al pari di tutta la maggioranza in un momento molto difficile per Potenza. Ora che finalmente abbiamo ritrovato la luce, raggiungendo l’obiettivo prefissato del risanamento – ha aggiunto – dovrei andar via per accontentare il diktat di un ex sindaco di lungo corso, con la cui eredità ha dovuto fare i conti l’attuale amministrazione”. Insomma, una gatta da pelare per il Pd, il cui capogruppo consiliare Carretta, si ritrova in posizione di minoranza rispetto agli eventi. Nei prossimi giorni atteso un confronto interno e alla prima convocazione la posizione assunta dai consiglieri del partito.