Mulino Alvino. Adduce minimizza, anche Manuello ne chiede le dimissioni

Salvatore AdduceMATERA – Quelle che in Consiglio Comunale, apparivano come voci solitarie, provano in questi giorni a cantare in coro. Dopo l’acceso dibattito, scaturito dalla bocciatura del TAR all’indirizzo dell’operazione urbanistica guidata dalla Cogem ed avvallata dall’amministrazione comunale materana, alimentato nel web e nelle piazze materane dal consigliere Cotugno (PD), fino ad oggi uno dei più fieri oppositori, pur se interno alla maggioranza che sostiene la giunta Adduce, è arrivata la presa di posizione del capogruppo degli azzurri Pedicini che ha chiesto esplicitamente al sindaco di rassegnare le dimissioni.

Ieri anche gli esponenti materani del Movimento 5 Stelle, in un lungo comunicato, hanno espresso la medesima richiesta, pur non facendo parte dell’assemblea consiliare.

Interviene nel dibattito anche il consigliere Doriano Manuello, che a mezzo stampa si rivolge al sindaco Adduce per chiedere la sua testa.

“L’affaire Mulino Alvino” scrive Manuello (che oltre a sedere nei banchi del Consiglio Comunale è anche rappresentante provinciale del movimento “Noi siamo L’Italia”) “è la cartina al tornasole di questa amministrazione comunale, è la sintesi di una gestione oligarchica e arrogante, è il compendio dell’annullamento della potestà del consiglio comunale, troppo spesso esautorato dalle sue prerogative e trattato come la sede dove far decidere il minimo indispensabile, anche meno di quanto previsto per legge”.

Come una nutrita schiera di consiglieri, non necessariamente di opposizione (anzi NdR), che nei mesi passati avevano a più riprese e in merito ai più disparati provvedimenti denunciato il malessere di uno scarso coinvolgimento del Consiglio Comunale, anche Manuello parla di una “evidente responsabilità politica dell’affaire Mulino Alvino, per la sordità manifestata alle continue ed argomentate sollecitazioni finalizzate ad evitare l’adozione di provvedimenti che, poi, il Tar ha bocciato”.

Si riferisce alla commissione urbanistica prima e ad una rappresentanza bipartisan di consiglieri (12 per la precisione) che già avevano rappresentato – invano – al sindaco “il rischio di illegittimità nel voler bypassare il consiglio comunale dalla decisione di adottare la variante allo strumento urbanistico con un semplice, oltre che chiaramente illegittimo, provvedimento dirigenziale”.

“A nulla è servito allertare Sindaco e dirigente sulla profonda illegittimità di questa procedura” dichiara Manuello “a nulla è servito il lavoro della commissione ‘speciale’, appositamente nominata dal Consiglio comunale e della quale sono stato componente, che aveva già evidenziato la illegittimità della procedura adottata; così come a nulla sono servite le continue e numerose sollecitazioni di portare nuovamente in consiglio comunale il dibattito sulla legge 106 e sul documento della commissione presentato nel lontano giugno 2013”.

“Oggi, probabilmente, se il Sindaco si ripiegasse a leggere gli atti prodotti da quella Commissione” spiega il consigliere “ritroverebbe indicazioni che sono all’interno della sentenza del Tar e ci sorge il dubbio che, forse, è proprio questo il motivo per cui ha evitato di portare il dibattito, inerente gli atti della Commissione, in Consiglio Comunale”.

Nel descrivere una serie di altri provvedimenti di natura urbanistica adottati dalla Giunta e firmati dai dirigenti senza il vaglio e l’avvallo del Consiglio Comunale, Manuello punta il dito anche verso quelle che definisce “eminenze grigie” le cui voci non si sono ascoltate in questo tempo di “deregulation urbanistica”: l’INU, gli ordini degli architetti e pianificatori e lo stesso Assessore all’urbanistica.

Per questi motivi, Manuello, chiede ad Adduce di dimettersi, sarebbe un “atto di amore verso la città che lo ha accolto e proclamato primo cittadino, sarebbe un atto di responsabilità che ci potrebbe rimettere in carreggiata, con qualche chance recuperata, verso il traguardo di capitale europea della Cultura 2019”.

Michele Cifarelli ha raccolto ieri la voce del sindaco Adduce, che tende a minimizzare la questione e rivendica con orgoglio l’operazione Mulino Alvino.