Avrebbe costruito il suo impero con capitali di natura illecita, Giuseppe Manganelli, 52enne di Molfetta, destinatario di un sequestro di beni pari a 50milioni di euro.
Dopo 12 lunghi anni trascorsi in carcere accusato di rapina e associazione per deliquere finalizzata al narcotraffico e alle estorsioni, Manganelli avrebbe accumulato e occultato cospicue somme di danaro, investendoli poi nel settore dell’edilizia.
I militari hanno quindi ricostruito gli intrecci finanziari, le acquisizioni di rami d’azienda ed il ricorso alla figura di prestanome. E nel provvedimento hanno evidenziato l’elevata pericolosità sociale dell’imprenditore ex narcotrafficante, che, stando alle indagini degli inquirenti, a partire dal 2011, avrebbe iniziato a investire nel campo dell’edilizia, “anche grazie alla fittizia interposizione di alcuni prestanome”. Così avrebbe costruito le prime società e diversificato gli investimenti, “con una operatività non più limitata al solo campo dell’edilizia, ma estesa anche al settore della distribuzione di carburanti”, attraverso un sistema di “scatole cinesi, messo in atto dall’imprenditore per occultare l’illecita provenienza della sua ricchezza finanziaria”.
Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini che ha dichiarato: “Questa è la prova tangibile che lo Stato e le istituzioni lavorano quotidianamente contro ogni forma di illegalità. Altre indagini sono in corso per gli altri episodi accaduti in queste ultime settimane e presto assicureranno giustizia” aggiunge il sindaco riferendosi ai recenti roghi e attentati incendiari in aziende e cantieri della città. “A Molfetta – conclude – le istituzioni operano in silenzio, ma sono vive e presenti”.