Imprenditoria femminile in agricoltura: la rivoluzione in Puglia
Sono oltre 23.000 le imprese agricole guidate da donne in Puglia, un dato che evidenzia una significativa rivoluzione nell’economia agricola regionale guidata da un rinnovato protagonismo femminile. La Coldiretti Puglia, basandosi sui dati di Unioncamere, ha rivelato questi numeri in occasione di un seminario formativo sulla certificazione di genere, organizzato dall’Osservatorio Nazionale Parità di Genere. L’evento è iniziato con un minuto di raccoglimento per ricordare la tragica scomparsa di Giulia Cecchettin.
La formazione è considerata essenziale per supportare le donne imprenditrici nel settore agricolo, che dimostrano una notevole capacità di coniugare sfide di mercato e rispetto per l’ambiente, qualità della vita, attenzione sociale e valorizzazione dei prodotti locali e della biodiversità. Rita Tamborrino, leader di Coldiretti Donne Puglia, ha sottolineato l’importanza di creare un ambiente di lavoro realmente inclusivo e paritario.
Le aziende agricole condotte da donne in Puglia stanno contribuendo a un approccio multifunzionale e innovativo all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca. Si segnala anche un aumento del numero di agriturismi gestiti da donne, passati da 286 a 305, evidenziando la capacità di cogliere le opportunità della multifunzionalità in agricoltura.
Le donne in agricoltura stanno rivoluzionando il settore, estendendo il loro raggio d’azione dall’allevamento alla coltivazione, dal florovivaismo all’agriturismo, dalla trasformazione dei prodotti alla vendita diretta. Importante è anche il loro contributo nelle attività sociali, come fattorie didattiche, agriasili, e programmi per l’inserimento lavorativo di donne vittime di violenze.
Nonostante la situazione sia in evoluzione positiva, persiste ancora un significativo gender gap. Secondo l’ultimo censimento dell’Istat, le aziende agricole femminili rappresentano il 31,5% del totale, con una crescita costante ma graduale. Le imprenditrici agricole sono caratterizzate da un alto livello di professionalità, con il 25% di loro che possiede una laurea. Inoltre, oltre il 50% delle donne nel settore svolge più di un’attività collegata alla produzione primaria.