Gli agricoltori baresi e foggiani, costretti a vendere il grano sottocosto, hanno disertato la borsa merci, piazza virtuale in Camera di Commercio dedicata alle contrattazioni economiche nel mercato dei cereali. Un segnale forte contro la crisi, aggravata dalle speculazioni dei mercati internazionali dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e dalla siccità, che ha portato a un crollo della produzione. Il tutto, accompagnato da un aumento vertiginoso delle spese.
A comunicare la decisione degli agricoltori e Coldiretti Puglia, che ha rilevato il picco storico della forbice dei prezzi tra grano duro e semole, mai così ampia con una differenza di 300 euro dal campo alla prima trasformazione.
Le condizioni climatiche poi, avverse alla coltivazione del grano, hanno penalizzato la recente produzione di cereali nella regione, scesa del 35-40% a causa della lunga siccità, soprattutto in alcune aree del Barese e del Foggiano.
“La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro – ha spiegato Coldiretti – con 360mila ettari coltivati e 10 milioni di quintali di prodotti in media all’anno. La domanda di grano ‘100% made in Italy’ si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia e in Italia, che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di un campo su 5, con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati”.