Ex Ilva, azienda conferma cig
Tensione tra i sindacati dopo il primo incontro a Roma al Ministero del Lavoro
Si è concluso il primo incontro al ministero del Lavoro a Roma sulla vertenza Ilva, dopo la richiesta da parte di Acciaierie d’Italia di accedere alla cassa integrazione straordinaria, per un anno, per 3000 dipendenti, dei quali 2500 dello stabilimento di Taranto. Un nuovo incontro sulla vertenza è in programma tra circa 10 giorni, ma intanto insorgono i sindacati.
Una situazione, quella della cassa integrazione straordinaria, che sarà attuata dall’azienda a partire dal prossimo 28 marzo, visto che il 26 termina quella con causale Covid-19.
Una decisione presa dall’azienda, ma criticata dai sindacati che ribadiscono che non si può discutere di cassa integrazione straordinaria senza un confronto sul piano industriale in grado di chiarire le incertezze sugli investimenti, sui volumi, sull’occupazione compresi i lavoratori in amministrazione straordinaria e sulle missioni produttive dei singoli stabilimenti.
Serve un confronto sugli ammortizzatori sociali che contenga alcuni punti fermi come l’esclusione di qualsiasi previsione di esuberi strutturali; l’aumento della produzione a 6 milioni di tonnellate di acciaio. Ancora un protocollo d’intesa per la gestione nei singoli siti con incontri periodici sul numero degli addetti in cassa integrazione.
Queste solo alcune condizioni che devono essere costruite attraverso un percorso di confronto serrato nei singoli stabilimenti.
L’azienda, però, si è impegnata a riassorbire entro il 2025 tutto il personale in capo ad Acciaierie D’Italia.
Ad oggi, ribadiscono i sindacati, l’azienda continua a non fornire garanzie sufficienti e a non rispettare gli impegni assunti nel piano industriale.