Istat: quasi la metà dei residenti al Sud è a rischio povertà
Indagine Eu-Silc: risale il reddito per la popolazione più ricca, aumentano le disuguaglianze
Nel 2016 in Italia l’Istat stima in oltre 18 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale. Questa la traduzione in numeri assoluti di una percentuale pari al 30%. Si tratta dei risultati di un’indagine condotta da Eu-Silc del 2016 sulle condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie.
L’indagine campionaria “Reddito e condizioni di vita” (EU SILC), condotta nel 2016 su 21.325 famiglie (48.316 individui), rileva numerosi indicatori delle condizioni economiche delle famiglie, insieme ai redditi netti familiari e alla condizione lavorativa per mese di calendario riferiti al 2015. Sulla base di tali informazioni, l’Unione europea calcola gli indicatori ufficiali per la definizione e il monitoraggio degli obiettivi di politica economico-sociale perseguiti dalla Strategia Europa 2020, che si propone di ridurre di 20 milioni gli individui esposti al rischio di povertà o esclusione sociale a livello Ue entro il 2020.
Per il nostro Paese l’obiettivo è quello di far uscire 2,2 milioni di persone da tale condizione rispetto al valore registrato nel 2008 (ultimo dato disponibile quando l’impianto strategico Europa 2020 fu impostato).
In Italia, nel 2008, risultavano a rischio di povertà o esclusione sociale 15.082.000 individui (25,5% della popolazione residente) da ridurre quindi a 12.882.000 unità entro il 2020. Nel 2016 gli obiettivi prefissati sono ancora lontani: la popolazione esposta a rischio di povertà o esclusione sociale è infatti superiore di 5.255.000 unità rispetto al target previsto.
La stima, nefasta, riguarda circa 18 milioni di persone a rischio di povertà o esclusione sociale. Questa è la traduzione in numeri assoluti di una percentuale che è pari al 30 per cento. Si tratta di numeri che per l’Istituto di Statistica Nazionale vedono gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europa 2020 ancora lontani.
E se da un lato si registra una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto delle famiglie, dall’altro aumenta anche la disuguaglianza economica. La crescita del reddito infatti è più intensa per il quinto più ricco della popolazione.
Vediamo i numeri
Il reddito medio annuo per famiglia (con l’esclusione degli affitti figurativi) è pari a poco meno di 30mila euro (29.988) cioè 2500 euro mensili. Metà delle famiglie italiane percepisce però un reddito non superiore ai 24.522 euro (circa 2.016 euro al mese) con un incremento rispetto al 2014 del più 1,4 per cento.
L’aumento mediano cresce in maniera significativa nel mezzogiorno (+ 2,8% rispetto al 2014) quindi quasi più del doppio rispetto alla media nazionale anche se rimane su un volume molto inferiore (20.557 euro, 1713 mensili).
Lieve calo (rispetto al 2014) per l’aliquota media del prelievo fiscale a livello familiare (è del 19,4%). Si riduce il carico fiscale sulle prime due classi di reddito (0-15mila e 15mila – 25mila euro) delle famiglie con principale percettore un lavoratore dipendente, per gli effetti della detrazione Irpef di 80 euro.
Le famiglie del mezzogiorno più esposte al rischio povertà (o esclusione sociale): prossimo a coinvolgere il 50% delle persone residenti (contro il 25,1% del Centro, 21,0% del Nord-ovest e il 17,1% del Nord-est.).
Il rischio riguarda in prevalenza le famiglie numerose o con stranieri, ma sono elevati i livelli di rischio anche tra coloro che vivono in famiglie monoreddito o in famiglie con fonte principale di reddito non proveniente da attività lavorative (come la pensione).
Nel 2016 si stima che il 30,0% delle persone residenti in Italia sia a rischio di povertà o esclusione sociale, registrando un peggioramento rispetto all’anno precedente quando tale quota era pari al 28,7%.
Aumentano sia l’incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%).
Il Mezzogiorno resta l’area territoriale più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (46,9%, in lieve crescita dal 46,4% del 2015). Il rischio è minore, sebbene in aumento, nel Nord-ovest (21,0% da 18,5%) e nel Nord-est (17,1% da 15,9%). Nel Centro un quarto della popolazione (25,1%) permane in tale condizione.
Le famiglie con cinque o più componenti si confermano le più esposte al rischio di povertà o esclusione sociale (43,7% come nel 2015), ma è per quelle con uno o due componenti che questo indicatore peggiora (per le prime sale al 34,9% dal 31,6%, per le seconde al 25,2% dal 22,4%).