L’allarme sociale nei dati Istat sulle condizioni di vita e i redditi familiari del mezzogiorno

Le stime su elaborazione dei dati Istat sulle condizioni di vita e il reddito delle famiglie italiane parlano chiaro. E’ solo un caso che l’Istituto Nazionale di Statistica le diffonda a 48 ore dalla fine di una narrazione che invece mostrava un Paese in leggera ripresa economica. L’Istat ha continuato in questi mesi a fomalizzarlo nelle sue tabelle: se la ripresa c’è non riguarda una sostanziosa fetta del paese reale.

Nel 2015 infatti il 28,7% degli italiani sono (ancora) a rischio di povertà o esclusione sociale ovvero, secondo la definizione adottata nell’ambito della Strategia Europa 2020, si trovano almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro.

ISTATL’area più esposta al rischio è quella del Mezzogiorno dove i numeri stimano addirittura un incremento delle persone coinvolte al 46,4%. I più esposti sono coloro che vivono in famiglie di cinque o più componenti ma è ancor più evidente se si tratta di coppie con tre o più figli (48,3%) mentre il rischio di povertà arriva a superare il 50 % (51,2%) se si tratta di nuclei  con tre o più minori.

Senza addentrarci troppo nei dati relativi al reddito (cosa che pure meriterebbe un cenno) basti sapere che dal 2009 al 2014 in termini reali cala più per le famiglie appartenenti al 20% col reddito più povero ampliando la distanza dalle famiglie più ricche dove invece passa a quasi cinque volte quello delle più povere.

Situazioni da “allarme rosso” sono quelle della regione siciliana (dove la disparità dei redditi mette a rischio di povertà 4 individui ogni 10 abitanti, pugliese e lucana dove tre individui su dieci sono a rischio di povertà e i livelli di “grave deprivazione materiale” sono più che doppi rispetto alla media italiana (più di un quarto degli individui si trova in tale condizione). screenshot-2016-12-06-11-14-21

Nel freddo linguaggio dei numeri la “grave deprivazione materiale” viene fuori dal calcolo di nove diversi parametri:

Dall’arretrato con il pagamento delle bollette, da rata di un mutuo o di un prestito, dal non potere riscaldare adeguatamente l’abitazione, nè poter sostenere spese impreviste di 800 euro, al non potersi permettere un pasto proteico almeno una volta ogni due giorni, fino al non potersi permettere neanche una settimana di vacanza l’anno fuori casa, o un televisore a colori, una lavatrice, un’automobile e un telefono.

Oltre che la disuguaglianza, si aggravano le condizioni dei “Working Poor”, cioè dei lavoratori “a bassa intensità di reddito”.

Il dato che aggiunge sale sulle ferite lucane evidenzia nello studio di dettaglio condotto circa i redditi dei lavoratori nel settore privato diffuso dall’osservatorio “Job Pricing” del gruppo La Repubblica, vede ancora una volta la Basilicata fanalino di coda in Italia nella classifica della retribuzione media.