La Basilicata “perde” il 33,9% dei giovani

Potenza, 30 Dic- La “consistente perdita dei giovani, anche laureati, interessa tutte le regioni del Mezzogiorno e assume un rilevo maggiore in Basilicata” con il 33,9%: il dato emerge dal rapporto 2019 della Fondazione Bruno Visentini, reso noto, in un comunicato, dalla Cisl lucana e dal Centro Studi del sindacato.
Lo “spread sociale”, ovvero la differente condizione socio-economica dei giovani del Nord e di quelli del Sud, è passato da 145 del 2014 a 147 del 2018, fatto 100 il valore del Nord. Il mercato del lavoro è l’indicatore più critico: in dieci anni (2008-2018) l’occupazione al Nord è salita del 2,3%, al Sud è diminuita del 4%. Un dato ancora più interessante riguarda la tipologia dei contratti di lavoro che al Nord vede un aumento dei contratti a tempo indeterminato del 1,8% mentre a Sud i contratti a tempo indeterminato sono diminuiti del 7%, quindi lavoro sempre più precario che contribuisce alla sotto-occupazione e alla povertà reddituale dei giovani del Sud.

 

La Basilicata si troverà quindi “inevitabilmente a vivere una crisi demografica profonda e strutturale che non ha pari in nessuna zona di Italia e d’Europa ed il contributo delle nuove nascite e delle immigrazioni sarà poco significativo; la realtà è che ci apprestiamo a vivere tutte le tragiche conseguenze e i costi sociali di un drastico e preoccupante ridimensionamento demografico del Sud, associato all’insostenibile invecchiamento della popolazione, infatti nel 2065 la Basilicata sarà la terza regione più vecchia di Italia”. Per quanto riguarda la nostra regione, fatto 100 il valore medio dell’indice di benessere Cisl, la Basilicata nel 2007 era a 90.3, nel 2014 a 79.5 e nel 2019 a 85.4. Tutte le regioni settentrionali superano ampiamente il valore 100. All’interno dell’indice “sintetico del Benessere” particolarmente sofferente in Basilicata è il “dominio lavoro“, che misura l’incidenza delle varie tipologie di lavoro precario sul lavoro a tempo pieno ed indeterminato. Questo indicatore, per la Cisl, è in “discesa libera”: infatti nel 2007 era 91.5 e nel 2019 si ferma a 73.7 nonostante la presenza di numerosi incentivi per l’occupazione a tempo indeterminato. (ANSA)